Velocizzare pratica Cittadinanza Italiana (Guida Completa 2022)

Oggi vediamo insieme in che modo è possibile velocizzare pratica cittadinanza in Italia.

Per procedere in maniera più veloce l’avvocato deve avere un insieme di documenti come: diffide, moduli di sollecito della cittadinanza, le richieste di accesso agli atti di cittadinanza. I documenti variano sulla base di quello che serve al cliente e devono essere inviati seguendo un ordine preciso e rispettando determinate scadenze.

Il processo della pratica di cittadinanza deve essere accelerato quando passa troppo tempo e la richiesta diventa più vecchia, vicina al termine di scadenza.

In questi casi è meglio fare una diffida o un sollecito di cittadinanza? La decisione varia in base al fatto che si è superato oppure no il tempo massimo per la conclusione del procedimento.

Velocizzare pratica cittadinanza: il limite dei 36 mesi

Nel dicembre 2018, con il decreto numero 132, cosiddetto decreto sicurezza, il termine del processo per ottenere la cittadinanza italiana è passato da 730 giorni (due anni) a 48 mesi (quattro anni).

Il 18 dicembre 2020 infatti è stata approvata la legge numero 173 che modifica il decreto legge 130 del 21 ottobre 2020 e converte il decreto sicurezza Salvini, in merito a immigrazione e cittadinanza.

Le modifiche della legge 173 sono relative al Testo Unico per l’Immigrazione in materia di permessi di soggiorno, espulsione, richieste di protezione internazionale. In particolare, per quanto riguarda i procedimenti di concessione della cittadinanza per matrimonio o residenza si introducono delle nuove tempistiche. L’articolo 4 della nuova legge fissa a due anni (24 mesi, prorogabili a 36 in caso di motivi oggettivi che non permettono di esprimersi nel termine dei due anni) il limite massimo per la conclusione dell’iter burocratico. Per saperne di più sulla nuova legge di cittadinanza italiana e termini per la conclusione del procedimento ti consiglio di leggere il nostro articolo!

Entro i 36 mesi è possibile sollecitare la domanda ma non si può esigere che questa venga conclusa perché il termine per chiudere la pratica non è ancora scaduto. In ogni caso, sarebbe meglio attivarsi per velocizzare la richiesta: data la lentezza della burocrazia in Italia, si rischia di far scadere anche il nuovo limite di tre anni.

Controllare spesso a che punto è la richiesta non basta: per velocizzare pratica cittadinanza è necessario contattare la Prefettura incaricata con telefonate, lettere e moduli di sollecito.

Velocizzare la pratica di cittadinanza: cosa succede dopo i 36 mesi?

Se, nonostante le lettere e i contatti, dopo tre anni la Prefettura non ha concluso il procedimento, l’avvocato passa dal sollecito alla diffida per la cittadinanza, un atto sicuramente più duro e aggressivo.

Allo scadere dei 36 mesi l’amministrazione deve obbligatoriamente prendere una decisione in merito alla richiesta di cittadinanza, sia positiva che negativa. In caso contrario l’avvocato prepara appunto una diffida, in cui impone all’Amministrazione un tempo massimo entro cui esprimersi. Come detto prima questo è uno strumento più aggressivo, ma è comunque previsto dalla legge e quindi non bisogna aver paura di utilizzarlo.

Il ricorso al Tar per velocizzare pratica cittadinanza

Oltre alla diffida, quando scadono i tre anni, è possibile velocizzare pratica cittadinanza facendo ricorso al Tar del Lazio. Questo è un metodo più rapido ed efficace della diffida.

Con questo atto si chiede al Giudice di intervenire e obbligare il Ministero dell’Interno a prendere una decisione e, se ci sono i requisiti, concedere la cittadinanza.

Davanti a questa mossa, solitamente, l’Amministrazione emette un provvedimento addirittura prima dell’udienza. Questo per far diventare il ricorso “improcedibile” ed evitare una condanna del Tar.

Ecco perché il ricorso al Tar è un ottimo modo per velocizzare pratica cittadinanza. Infatti in questo caso è necessario controllare spesso lo stato della richiesta, che può cambiare da un giorno all’altro.

L’istanza di accesso agli atti per Velocizzare pratica cittadinanza:

L’istanza di accesso agli atti per velocizzare pratica cittadinanza è un rimedio da usare con cautela.

È un’azione prevista dalla legge: tutti i destinatari di un provvedimento amministrativo hanno il diritto di accedere al loro fascicolo presso l’ufficio di competenza. Possono infatti visionare la pratica che li riguarda, a meno che non sia coperta da segreto.

Si può agire in questo modo quando si supera la scadenza dei 36 mesi, quando si vuole verificare che tutti i documenti inviati siano all’interno del fascicolo oppure quando si ha il sospetto che l’Amministrazione non abbia fatto niente in merito alla richiesta.

Fare l’istanza di accesso agli atti è rischioso: se non sono state ancora fatte le azioni più importanti relative alla pratica è totalmente inutile.

Cosa fare quando la pratica è bloccata per questioni di residenza

Uno dei requisiti più importanti per avere la cittadinanza italiana è quello della residenza: bisogna infatti dimostrare che si è stati residenti in Italia per dieci anni in modo legale (gli anni richiesti possono cambiare secondo quanto stabilito dall’articolo 9 della legge 91 del 1992).

Il periodo di dieci anni scende a cinque in caso di:

  • rifugiati
  • figli adottati (il termine dei cinque anni parte dalla data del provvedimento di adozione)
  • figli di naturalizzati

I discendenti (fino al secondo grado) di persone nate in Italia, ma naturalizzate in un altro Stato, per ottenere la cittadinanza italiana devono risiedere ininterrottamente nel paese per tre anni.

Può capitare che la richiesta sia bloccata per motivi di residenza, ossia se non risultano tutti gli anni necessari. In questo caso il richiedente, per poter procedere con la pratica di cittadinanza, deve ottenere il ripristino della residenza legale ininterrotta. È possibile farlo in questo modo:

  • accesso agli atti del decreto di cancellazione,
  • richiesta al Comune della revoca del procedimento

Nel caso in cui il Comune dovessi rifiutarsi il passo successivo è fare ricorso al giudice ordinario.

Cosa fare quando la pratica è bloccata per questioni giudiziarie

Non solo un buco di residenza può bloccare la pratica di cittadinanza, ma anche problemi giudiziari possono avere lo stesso effetto.

In questo caso, insistere a trovare soluzioni per velocizzare pratica cittadinanza non serve a nulla se prima non si risolve la questione legale.

L’avvocato dovrebbe quindi risanare la posizione del richiedente, procedendo in questo modo:

  • visura delle iscrizioni nel casellario giudiziale
  • estinzione del reato o di riabilitazione
  • richiesta di cancellazione delle informazioni relative ai reati (negli archivi della Polizia).

I tempi della cittadinanza italiana

Quando si fa la richiesta è possibile velocizzare pratica cittadinanza in questi modi:

  • solleciti e istanze, atti in cui il richiedente ha un ruolo fondamentale (prima della scadenza dei 36 mesi);
  • diffida (dopo i 36 mesi);
  • ricorso al Tar (anche questo dopo i 36 mesi);

Alcuni fattori che possono influire sui tempi di ottenimento della cittadinanza sono:

  • la velocità nell’eseguire la prima parte di istruttoria, velocità che cambia ovviamente da una Prefettura all’altra,
  • alcuni motivi di urgenza come un’importante offerta di lavoro che dipende dalla cittadinanza, oppure se lo straniero che fa richiesta ha un figlio che sta per compiere diciotto anni;
  • a rallentare la pratica invece ci sono alcune cose come la presenza di condanne oppure procedimenti penali in corso, una posizione reddituale poco chiara, avere una famiglia numerosa (in questo caso si esamina la situazione giudiziaria anche dei familiari conviventi), essere stati residenti esclusivamente in Italia, oppure il caso contrario in cui il richiedente ha vissuto in numerosi Paesi diversi.

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